Roma alla riscossa in campionato
Se Mirko Vucinic non ha esultato non è solo per il rispetto dovuto ai suoi vecchi tifosi ma probabilmente perché, come una specie di presentimento, di lì a poco a Milito avrebbero annullato un gol buono quasi come quello di Turone. Forse è così. Sicuramente quel profilo dimesso nel momento più felice potrebbe essere l’immagine matura di questa vittoria a Lecce. Del tipo: bene, ma non c’è niente da esaltarsi, restiamo coi piedi per terra, siamo appena a 14 punti, il quarto posto è ancora lontano lontano, eccetera eccetera. Tutto talmente vero da risultare scontato e quindi, oltre che inutile, sbagliato. A questa Roma adesso non serve la consapevolezza di essere ancora piccola, ma quella di poter diventare grande. Lo sentirebbe come un obbligo, il che sarebbe anche una garanzia per i suoi tifosi. Con la partita da recuperare contro la Samp, la Roma virtualmente non è a "soli" 7 punti dal quarto posto, ma dal terzo, fra l’altro occupato dal Napoli che pare già aver finito di essere una squadra importante. Appena uno sotto c’è la Fiorentina che domenica arriva a Roma: la cosa si regola subito. È vero che ieri non abbiamo vinto al Bernabeu (fra l’altro non è che ci risulti difficile) ma su un campo dove in questo campionato non l’aveva fatto nessuno. Non vincevamo in trasferta da quando stavamo per vincere lo scudetto. È il secondo successo di fila, la seconda volta consecutiva che non prendiamo gol. Le ultime quattro partite giocate sono state tre vittorie e un pareggio arrivato per un’autorete nel recupero. A parte Cicinho (visto che il gol di Terry non ci ha fatto male) è un mese che non ci segna nessuno. È questa la carica delle 101 vittorie di Spalletti con la Roma. Abbiamo bisogno di volare. Proprio a Lecce nella stagione ’85/86 cominciò la famosa rincorsa. Era il 15 dicembre 1985 finì, come ieri, 3-0. Poi andò male. Magari stavolta no. Magari stavolta vinciamo il tricolore.
Se Mirko Vucinic non ha esultato non è solo per il rispetto dovuto ai suoi vecchi tifosi ma probabilmente perché, come una specie di presentimento, di lì a poco a Milito avrebbero annullato un gol buono quasi come quello di Turone. Forse è così. Sicuramente quel profilo dimesso nel momento più felice potrebbe essere l’immagine matura di questa vittoria a Lecce. Del tipo: bene, ma non c’è niente da esaltarsi, restiamo coi piedi per terra, siamo appena a 14 punti, il quarto posto è ancora lontano lontano, eccetera eccetera. Tutto talmente vero da risultare scontato e quindi, oltre che inutile, sbagliato. A questa Roma adesso non serve la consapevolezza di essere ancora piccola, ma quella di poter diventare grande. Lo sentirebbe come un obbligo, il che sarebbe anche una garanzia per i suoi tifosi. Con la partita da recuperare contro la Samp, la Roma virtualmente non è a "soli" 7 punti dal quarto posto, ma dal terzo, fra l’altro occupato dal Napoli che pare già aver finito di essere una squadra importante. Appena uno sotto c’è la Fiorentina che domenica arriva a Roma: la cosa si regola subito. È vero che ieri non abbiamo vinto al Bernabeu (fra l’altro non è che ci risulti difficile) ma su un campo dove in questo campionato non l’aveva fatto nessuno. Non vincevamo in trasferta da quando stavamo per vincere lo scudetto. È il secondo successo di fila, la seconda volta consecutiva che non prendiamo gol. Le ultime quattro partite giocate sono state tre vittorie e un pareggio arrivato per un’autorete nel recupero. A parte Cicinho (visto che il gol di Terry non ci ha fatto male) è un mese che non ci segna nessuno. È questa la carica delle 101 vittorie di Spalletti con la Roma. Abbiamo bisogno di volare. Proprio a Lecce nella stagione ’85/86 cominciò la famosa rincorsa. Era il 15 dicembre 1985 finì, come ieri, 3-0. Poi andò male. Magari stavolta no. Magari stavolta vinciamo il tricolore.
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- Fonte: Wikio